20 LUGLIO, ORE 21.15, preghiera per i cristiani perseguitati in piazza Tre Martiri a Rimini

Anche se la tragedia dei cristiani perseguitati di Iraq e Siria è passata in second’ordine sui mass media, non passa giorno senza che qualche notizia ci ricordi questa situazione. Recentemente il Custode della Terra Santa padre Pierbattista Pizzaballa ha dato notizia che il suo confratello francescano iracheno padre Dhiya Azziz, è stato “prelevato” dai miliziani di Al Nusra (un gruppo legato ad Al Qaeda) a Yacoubieh nella sua parrocchia in una zona controllata dai jihadisti.

nazarat
Nonostante queste vicissitudini i cristiani del Medio Oriente, non solo conservano la fede ma sono uno sprone per noi cristiani occidentali. Il vescovo Louis Raphael Sako, patriarca caldeo di Baghdad, ha detto recentemente con amarezza: «Noi sentiamo che c’è un vuoto in Occidente, un vuoto religioso. La laicità all’occidentale è stata una laicità molto negativa. Chiedo ai cristiani occidentali di non avere paura di mostrarsi cristiani… Devono avere il coraggio di testimoniare la fede in mezzo a una società relativistica».

Questo monito lo abbiamo ripreso nel manifesto per comunicare il prossimo appuntamento dell’Appello all’umano, che oramai da undici mesi il comitato Nazarat sta lanciando nella città. Alla presenza dell’immagine di Mater Salvatoris, venerata a Rimini dal 1796, il 20 luglio in Piazza Tre Martiri, ci sarà il prossimo incontro di preghiera e testimonianza. Alle 21.15 reciteremo il rosario e ascolteremo la testimonianza di don Peter Kamai, rettore del seminario di Jos della diocesi di Jalingo in Nigeria, un’area molto vicina alla zona degli attentati di Boko Haram. Così stavolta la nostra attenzione si concentrerà dal Medio Oriente all’Africa, in particolare alla Nigeria.

Padre Peter, in una recente intervista alla rivista “Tempi”, s’è detto scioccato del fatto che i media occidentali tacciano sulle gravissime stragi che colpiscono i cristiani nel suo paese, la Nigeria appunto. Anche perché soprattutto nel nord del paese la Chiesa sta vivendo un momento di grave difficoltà con moltissime chiese distrutte e tanti suoi membri uccisi a casa della fede. Ha raccontato di un catechista a cui è stata tagliata la gola davanti alla moglie e ai figli per avere rifiutato di convertirsi all’Islam.
Eppure i fedeli hanno detto allo stesso padre Peter: «Preferiamo morire nella chiesa che nelle nostre case». Anche per questo le chiese, nonostante gli attentati, ogni domenica sono sempre piene.
Dice padre Peter: «Non dobbiamo dimenticare che la Chiesa è nata nelle persecuzioni e l’ultima parola di Gesù è stata “Io ho vinto il mondo”. Comunque resto molto stupito dal fatto che la gente non ha paura».