di redazione
21 ottobre 2013 ore 12:00
Le Acli e le associazioni del terzo settore da diverso tempo, si stanno impegnando nella battaglia contro una nuova forma di dipendenze:”il gioco d’azzardo patologico”. In Italia ed anche nella nostra regione si rischia di ammalarsi di gioco d’azzardo. Ci sono un milione di persone che hanno problemi di tipo patologico rispetto al gioco che hanno bisogno di cure specifiche.
Non è bastato il decreto Balduzzi, dichiara Walter Raspa presidente Acli Emilia Romagna, molte regioni si sono mosse tempestivamente: Lombardia, Emilia Romagna,Toscana ed hanno approvato Leggi regionali che regolano il gioco d’azzardo.
Ma il problema continua ad esistere e tocca ancora alle associazioni riconosciute del terzo settore e del volontariato stimolare il Governo ed i comuni a modificare o proporre disegni di legge, in quanto i Sindaci non hanno potere di controllo sulla diffusione e sull’utilizzo dei numerosi strumenti di gioco d’azzardo sui territori, (non possono nemmeno stabilire le distanze fra sale di slot machine e luoghi di culto, parrocchie, asili, scuole ecc.).
Le Acli, sono impegnate a tutti i livelli ad operare per il bene comune, promuovendo nella regione (in tutti i comuni) luoghi di confronto, di dibattito politico proponendo iniziative che contrastano il gioco d’azzardo.
“Si sono verificati molti casi di giovani e meno giovani che per giocare si erano rovinati.” Ha commentato Raspa. “La Regione Emilia Romagna ha lavorato bene, ha recepito i protocolli di intesa che le varie associazioni del terzo settore avevano fatto per ridurre il fenomeno”.
La Legge Regionale prevede strumenti per contrastare il gioco e fare prevenzione, trattamenti sanitari anche sperimentali, marchio Slot freeE-R per bar, circoli dell’associazionismo ed esercizi commerciali che non accettano le macchinette della fortuna e regole ferree per i gestori di sale da gioco che dovranno esporre un test di verifica, predisposto dall’Ausl, per una rapida autovalutazione del rischio di dipendenza. Sempre all’interno delle sale, i gestori sono tenuti a tenere depliant informativi riguardo la disponibilità dei servizi di assistenza. Infine, la legge prevede l’obbligo per i gestori di frequentare corsi di formazione predisposti dall’Ausl sui rischi del gioco patologico.
“Occorre ancora – prosegue Raspa – un ulteriore disincentivo al gioco d’azzardo che potrebbe venire dai Comuni, favorendo i circoli dell’associazionismo e volontariato che rinunciano alle Slot, con agevolazioni fiscali e riduzione delle tariffe di Hera-gas-acqua ed Energia, e con meno tasse per i bar pubblici.
Dallo Stato che attraverso i Monopoli, veri padroni delle slot, deve fare la sua parte ed essere coerente”.
Le Acli e le Associazioni che fanno parte del terzo settore in Emilia Romagna, hanno firmato un Codice di Autoregolamentazione in cui si vuole contrastare l’abusivismo associativo e si impegnano a organizzare momenti informativi sui rischi derivanti dall’abuso non solo di sostanze alcoliche, ma anche del gioco d’azzardo-ludopatia, impegnandosi a collaborare con i servizi di assistenza del territorio.
In questi giorni le associazioni promotori della campagna “Mettiamoci in gioco” si sono incontrati con il presidente della Camera Boldrini, dove nel sottolineare l’urgenza di una legge di regolamentazione del gioco d’azzardo, hanno consegnato le 14 proposte per una Legge di regolamentazione dei giochi d’azzardo.