Il Natale delle Acli riminesi è all’insegna dell’“Acqua pulita per Mutoko”. La proposta è infatti quella di sostenere il progetto del dottor Massimo Migani che opera in Zimbabwe. Come spiega il medico riminese, è necessario scavare pozzi profondi per fornire alla popolazione acqua pulita e non contaminata.
Rimini-Mutoko, un gemellaggio antico
Da molti anni la Diocesi di Rimini e in particolare la Parrocchia di San Gaudenzo, sono legate al villaggio di Mutoko, in Zimbabwe, dove ha lungamente operato la dottoressa riminese Marilena Pesaresi (1932-2018).
Nel 1963 dopo la laurea in medicina, Marilena parte per l’Africa come missionaria e lavora negli ospedali di Zambia e Zimbabwe. Nel 1983 si reca definitivamente a Mutoko (All Souls Mission), sostituendo la dottoressa Luisa Guidotti uccisa durante le lotte per l’indipendenza, alla quale viene poi intitolato il locale ospedale. In Zambia durante la sua missione Marilena veniva chiamata dalla popolazione locale “La donna dal cuore grande” e in Zimbabwe, per tutti, era “Il leone che sa”.
Tra il 2012 e il 2018 la dottoressa riminese continua la sua incessante attività presso l’ospedale di Mutoko a favore dei pazienti e dei bambini del vicino orfanotrofio e viene progressivamente affiancata nella sua attività dal dottor Massimo Migani, anch’egli riminese e ora medico sovrintendente della zona.
La richiesta di aiuto
E proprio dal dottor Massimo Migani arriva oggi una richiesta di aiuto, riguardante il progetto “Sostegno d’emergenza per i pozzi comunitari – WASH LGH 2024. Sostegno al programma Acqua, Igiene e Risanamento (WASH) per i villaggi serviti dall’ospedale Luisa Guidotti”, progetto che ha l’obiettivo di promuovere la salute e prevenire le malattie infettive, in particolare quelle trasmesse attraverso l’acqua contaminata e non protetta.
Spiega Migani: «Come diversi paesi dell’Africa sub-sahariana nell’ultimo anno, lo Zimbabwe sta affrontando ricorrenti epidemie di colera (che sono iniziate nel febbraio del 2023), principalmente causate dalla mancanza di acqua sicura e dall’uso di fonti contaminate da parte della popolazione (spesso a causa dei periodi di siccità). Attualmente, ci sono stati più di trentamila casi dall’inizio dell’epidemia nel febbraio 2023 in varie parti del paese.
Secondo l’ultima relazione delle Nazioni Unite (Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari – OCHA – maggio 2024), a causa degli effetti di El Niño, che ha portato al paese una siccità significativa e prolungata quest’anno, si prevede che tra gennaio 2024 e marzo 2025, una popolazione di 6 milioni di persone sperimenterà insicurezza alimentare in Zimbabwe (equivalente al 37% della popolazione)».
La siccità in Zimbabwe
«L’attuale siccità indotta da El Niño dovrebbe avere un impatto sulla sicurezza alimentare e la nutrizione, riducendo l’accesso al cibo e la diversità e di conseguenza la qualità generale della dieta delle persone, colpendo in particolare le aree rurali dipendenti dalle precipitazioni stagionali – prosegue il dottor Migani –. Oltre all’impatto negativo sulla situazione economica delle comunità, l’attuale siccità (come stimato nello stesso rapporto OCHA) rischia di aggravare ulteriormente la scarsità d’acqua in Zimbabwe, esponendo 2,6 milioni di persone all’insicurezza idrica. Secondo il rapporto del 2023 dello Zimbabwe Vulnerability Assessment Committee (ZimVAC), anche prima della siccità, il 35% delle famiglie rurali aveva un accesso inadeguato ai servizi idrici, mentre il 45% delle famiglie rurali viaggiava più di mezzo chilometro per prendere l’acqua. El Niño ha aumentato significativamente il rischio che ancora più persone affrontino l’insicurezza dell’acqua, portando a distanze maggiori verso le fonti d’acqua. Si stima inoltre che il 46% delle famiglie dello Zimbabwe non utilizza attualmente i servizi igienici di base (ZIMVAC rurale, 2023).
La siccità aumenterà la probabilità di pratiche igieniche inadeguate e il rischio di ulteriori focolai di malattie infettive e trasmesse dall’acqua, poiché il paese sta già lottando con un’epidemia di colera legata all’inadeguatezza dei servizi idrici, igienici e igienici (WASH)».
Il progetto di sostegno
Il piano è di realizzare 14 pozzi con pompe manuali nelle aree attualmente più critiche.
L’intervento mira ad assistere le comunità attraverso la perforazione e la realizzazione di pozzi protetti in profondità dotati di pompe manuali. Questo sarà fatto in coordinamento con il gruppo WASH del distretto per accelerare la fornitura di acqua potabile prima del periodo più critico della stagione secca (settembre – novembre), contribuire al miglioramento dell’igiene e alla prevenzione delle malattie trasmesse attraverso l’acqua contaminata.
Obiettivi del progetto
L’obiettivo generale è quello di promuovere la salute e prevenire le malattie infettive, in particolare quelle trasmesse attraverso l’acqua contaminata e non protetta.
Mentre gli obiettivi specifici sono tre:
1. Incrementare l’approvvigionamento di acqua potabile delle aree direttamente monitorate dall’Ospedale Luisa Guidotti dal punto di vista della sanità pubblica.
2. Promuovere l’uso corretto e il monitoraggio di acqua sicura e protetta per prevenire le malattie infettive, in particolare quelle trasmesse attraverso la via orale-fecale (ad esempio, il colera).
3. Rafforzare la collaborazione diretta con i villaggi coordinati dall’Ospedale Luisa Guidotti per l’igiene pubblica al fine di migliorare la sorveglianza territoriale, la prevenzione e il trattamento precoce delle malattie e valorizzare la medicina locale, seguendo un approccio “One Health”.
Una sola salute
Un approccio efficace alla prevenzione e al trattamento delle malattie da parte del sistema sanitario pubblico non può essere separato dalla collaborazione dei vari settori del servizio pubblico e delle comunità beneficiarie, secondo criteri ispirati dal concetto comunemente indicato come “Una sola salute”. In questo spirito, i programmi WASH attuati nel paese, nello specifico nel distretto di Mutoko, coinvolgono la collaborazione tra diversi settori del servizio pubblico, tra cui: il Ministero della Salute del Distretto, il Dipartimento delle Infrastrutture Idrogeologiche del Distretto, Servizi di igiene ambientale, leader tradizionali e politici della comunità, per garantire un’analisi appropriata e lo sviluppo di metodologie che coinvolgono efficacemente le comunità e sostenere interventi mirati a beneficio del pubblico a livelli multipli (compresa l’adozione di abitudini comunitarie nei confronti dell’ambiente e del territorio per promuovere il successo a lungo termine degli interventi). Un approccio coordinato di questo tipo è ancora più importante quando le risorse disponibili sono limitate.
L’Ospedale Luisa Guidotti, come struttura di “livello secondario” di assistenza, attualmente serve un’area al confine tra i distretti di Mutoko e Mudzi, caratterizzata da essere una delle zone meno piovose del distretto di Mutoko. Questa zona ha una popolazione di circa 140 mila abitanti, con circa 6.500 appartenenti alla zona di servizio “diretto”, dove l’ospedale funziona anche come un “livello primario di cura”, agendo come il primo avamposto sanitario per qualsiasi esigenza di assistenza primaria (che sono di norma di competenza delle cliniche rurali di primo livello, ove presenti).
In seguito alle riunioni di coordinamento e sorveglianza territoriale tenutesi lo scorso maggio per questa zona diretta, sono state evidenziate questioni che comportano rischi per la salute pubblica e l’igiene, in particolare per i prossimi mesi della stagione secca e fino alla prossima stagione delle piogge. La mancanza di pozzi sicuri in diversi villaggi e la scarsità d’acqua causata dagli effetti di El Niño aumentano il rischio che le comunità utilizzino fonti non protette e contaminate, con tutti gli effetti potenzialmente negativi precedentemente descritti. L’ospedale ha verificato con il coordinamento distrettuale del programma WASH e confermato la mancanza di risorse per la perforazione di nuovi pozzi per i villaggi che attualmente non hanno pozzi protetti nella loro zona.
In una delle principali aree territoriali servite dall’ospedale, che comprende 20 villaggi, è stato notato che 12 villaggi attualmente non hanno pozzi sicuri in uso (perché mancanti o non più funzionali).
Inoltre, in due villaggi che hanno già un pozzo comunitario, la capacità del pozzo è ridotta, costringendo la comunità a razionare l’acqua. Gli altri villaggi hanno solo una comunità ben utilizzata per villaggio. In alcuni dei villaggi sopra menzionati, la popolazione è costretta a procurarsi l’acqua da zone non sicure.
L’intervento e le attività previste
L’intervento mira ad assistere le comunità come sopra descritto attraverso la perforazione e la realizzazione di pozzi protetti in profondità dotati di pompe manuali. Questo sarà fatto in coordinamento con il gruppo WASH del distretto per accelerare la fornitura di acqua potabile prima del periodo più critico della stagione secca (settembre – novembre), contribuire al miglioramento del l’igiene e alla prevenzione delle malattie trasmesse attraverso l’acqua contaminata.
Queste attività saranno integrate con le operazioni di routine dell’ospedale, che comprendono:
• Monitoraggio sistematico dell’acqua effettuato dall’ospedale (LGH Environmental Hygiene Services).
• Sessioni di educazione della comunità sull’uso dell’acqua potabile e la prevenzione e il trattamento delle malattie trasmissibili per via orale come il colera.
• Sorveglianza epidemiologica territoriale settimanale.
• Coordinamento con i volontari del villaggio che fanno parte del sistema territoriale di sorveglianza e monitoraggio delle malattie.
I costi e l’impegno delle Acli
Il costo totale previsto dell’intervento in Zimbabwe è di oltre 63 mila dollari, che corrispondono a circa 60 mila euro.
La Parrocchia di San Gaudenzo, durante la Festa del Borgo Sant’Andrea, nello scorso ottobre, ha raccolto 4.500 euro.
In occasione del Natale, le Acli propongono ai soci e ai circoli di destinare una cifra, grande o piccola a seconda delle possibilità, per questo progetto. Chi vuole aderire, può rivolgersi alla segreteria provinciale delle Acli: 0541 784193, segreteria@aclirimini.it