LUNEDÌ, 03 DICEMBRE 2012 13:09
di Marianna Puglisi
Il 2012, per il quinto anno consecutivo, si chiuderà con un calo superiore al 2,5% del reddito reale delle famiglie. Ad affermarlo è il vice direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi, nel suo intervento sul tema “Credito alle famiglie e stabilità finanziaria”.
La voce di Bankitalia si aggiunge a quella di tanti altri istituti che nei giorni scorsi non hanno mancato di sottolineare, ciascuno sotto un diverso aspetto, lo stato di sofferenza in cui versa la famiglia italiana: la Cgia di Mestre stima un taglio dell’1,4% delle tredicesime, considerate “boccata d’ossigeno” da tutti i lavoratori; l’Inps evidenzia un calo del potere d’acquisto delle famiglie pari al 5,2% in 5 anni –dato che non si è aggravato grazie alle prestazioni erogate dall’ente stesso; l’Istat parla, infine, di un Paese in cui rispetto al 2010 sono stati celebrati circa 13 mila matrimoni in meno e nati 15 mila bambini in meno, in cui le unioni di fatto sono raddoppiate in 4 anni, ed in cui il 56% delle famiglie si trova in difficoltà economica.
A queste già poco rassicuranti notizie, si è aggiunta (complice l’eco di panico generato dalla strumentalizzazione mediatica) la dichiarazione del presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, secondo cui la sostenibilità futura del Servizio sanitario nazionale potrebbe non essere garantita.
Insomma, sul finire dell’anno, lo scenario sembra assumere sempre di più disastrosi contorni da “profezia Maya”, in cui numeri e percentuali non lasciano spazio ad alcun orizzonte di speranza. Eppure, il clima di tensione sociale che si respira nel Paese non trova certo beneficio in questa negatività martellante.
Ma i disastri, si sa, così come i miracoli, fanno sempre più notizia di chi oggi affronta tutte le difficoltà del quotidiano con sacrificio ma senza clamori.
Ovviamente, i vari istituti citati compiono il loro dovere di osservatori e monitorano la condizione del Paese, fornendo notizie che descrivono nuove tendenze e fenomeni, e sulla base delle quali andrebbero tarate leggi e programmi capaci di correggere o limitare gli aspetti negativi dei trend rilevati.
Ma, allora, da chi giungerà un segnale di speranza? Chi racconterà la storia che ci farà tenere duro fino all’uscita di questo tunnel?
Ancora una volta questo compito spetta alle famiglie stesse: sono loro la “buona novella” del nostro tempo. Ogni famiglia che nasce, ogni famiglia che cresce, che non si sgretola, che riduce i consumi senza ridurre i legami, ogni famiglia che costruisce comunità. È questa la speranza del nostro Paese, la storia che ci sta salvando dal peggio di questa crisi e che meriterebbe di trovare più eco tra i media.