Insieme per condividere i propri ricordi eper non ripetere gli errori della storia.
Nell’ambito del progetto “Io Cittadino Attivo e Protagonista”promosso dalla Provincia di Rimini è stato organizzato un campeggio di tre giorni che ha visto protagonisti due centri giovani della provincia gestiti dall’Associazione Sergio Zavatta ONLUS in collaborazione con l’Associazione Alternoteca: RM25 di Rimini ed il Centro Giovani di Cattolica. La località in cui ha avuto luogo il campeggio è Fragheto (Comune di Casteldelci, RN), luogo della Memoria, luogo di sterminio nazifascista, luogo che ora conta una sola abitante e case pericolanti, luogo immerso nel verde e che suscita tante emozioni. Sono stati 28 i giovani protagonisti di questa convivenza cogestita con gli educatori dei centri sopracitati, la loro età va dai 15 ai 22 anni. Momento profondo è stato quando si è incontrato un ex maestro delle scuole elementari che ha raccontato la sua toccante testimonianza. Si è parlato di barriere, di categorie, di mancanza di comunicazione come principio dell’odio che può scatenare una guerra ed una strage come quella di Fragheto. Noi educatori possiamo considerarci fieri di vedere come nel nostro piccolo gruppo “sgangherato”, composto da ragazzi considerati “difficili”, le barriere e le categorie non esistono, perché ancora una volta abbiamo convissuto e condiviso la quotidianità assieme ai giovani provenienti da 12 diversi paesi, cucinando insieme tenendo conto delle culture diverse. Pare bastare un prato verde, un falò, un cielo stellato per vedere maschere indossate in città cadere e lasciare spazio all’espressione dei lati più intimi e nascosti dei nostri giovani, nel raccontare i propri ricordi a partire da un’immagine scelta tra tante. I nostri giovani accusati di essere superficiali, proiettati solo nel presente, vittime di Facebook e delle telecomunicazioni. Ebbene, molti di loro sanno stare insieme senza telefonino e senza internet, si divertono a tagliare legna per fare il fuoco e ad arrotolare strozzapreti da mangiare a cena. Basta avere la voglia di mettersi in gioco, di credere che seminando in terre apparentemente aride possa nascere e crescere comunque qualche frutto. I nostri ragazzi hanno bisogno di essere stimolati, di riscoprire il piacere dello stare insieme, di avere esempi di coerenza e di come prendersi cura dell’altro. Noi ci proviamo, ci crediamo e crediamo che il buon ricordo di questa esperienza possa aiutarli a cambiare, a comunicare e a buttare giù le barriere tra le persone anche nelle nostre città.