Fonte Avellana la storia: notizie in preparazione al Pellegrinaggio

Il Monastero di Fonte Avellana è un antico edificio religioso situato ai piedi del Monte Catria, nell’entroterra marchigiano, nel comune di Serra Sant’Abbondio (PU) quasi al confine con l’Umbria.
Completamente immerso nel verde di alberi secolari, rappresenta un luogo di silenzio e di pace dove poter ritrovare il proprio equilibrio psico-fisico, a contatto con la natura e con la spiritualità di questo luogo.

 

Serra_Sant'Abbondio
STORIA
Il nucleo originale dell’eremo è molto antico, infatti si sa per certo che già intorno all’anno Mille qui si ergeva una struttura dove vivevano eremiti raccolti nel misticismo e nella preghiera. La vita di questi eremiti fu influenzata dalla figura di San Romualdo di Ravenna, facente parte della congregazione dei Camaldolesi.
Tra le usanze di quest’Ordine vi era l’ospitalità verso i forestieri ed una leggenda vuole che anche Dante Alighieri fu ospitato proprio a Fonte Avellana che, incantato dal luogo, lo cantò anche nella sua Divina Commedia.
Nel 1325 l’eremo fu eletto ad abbazia e divenne sempre più potente dal punto di vista socio-economico. Era un luogo di cultura, dove i monaci leggevano, scrivevano e preparavano unguenti con piante officinali coltivate direttamente dagli stessi, usanza quest’ultima ancora viva nel Monastero di Fonte Avellana.
COSA VISITARE
Il Monastero di Fonte Avellana rappresenta una visita molto interessante anche per chi non arriva con sentimenti religiosi, visto che si possono ammirare delle stanze ricche di storia.
Non tutta l’area del monastero è visibile, dato che una parte è riservata alla clausura.
Una delle stanze più suggestive è lo “Scriptorium”, dove i monaci trascrivevano rigorosamente a mano antichi testi latini e greci, impreziosendoli con magnifiche miniature. Lo Scriptorium, che ancora si può liberamente ammirare, è uno dei rari siti che si è salvato dai bombardamenti e che quindi sopravvive senza aver avuto il bisogno di essere ricostruito. Risale al XII secolo e cadde in disuso solo nel XV secolo, quando con l’avvento della stampa non si ebbe più il bisogno di trascrivere testi a mano. Si apportarono delle modifiche per adibirlo ad altri usi, ma in anni recenti venne sapientemente restaurato e riportato al suo antico splendore ed oggi è una stanza utilizzata per incontri spirituali e di lectio divina.
I monaci erano molto assidui in questo loro lavoro di amanuensi e lasciarono un gran quantitativo di testi miniati, ma purtroppo molto materiale andò perso o distrutto.

Ad oggi oltre novanta codici si trovano nella Biblioteca Apostolica Vaticana, mentre a Fonte Avellana rimangono solo 11 preziosi manoscritti, tra i quali tre in particolar modo sono di inestimabile valore.
Proseguendo la visita ci si può inoltrare nella Sala S. Giovanni da Lodi, costruita nell’XI secolo, forse come luogo di culto, ma in realtà mai utilizzata per questo scopo. Inizialmente fu utilizzata come laboratorio per preparare le pergamene ed in seguito divenne l’anticamera della residenza degli abati.
In una stanza dell’XI secolo fu allestita, a partire dal 1965, la Biblioteca moderna del monastero, con oltre 7.000 volumi suddivisi tra quelli a contenuto teologico, letterario, storico e filosofico.
Molto grazioso e suggestivo è anche il chiostro, voluto da San Pier Damiano, figura cruciale che diede forte impulso alla nascita del nucleo originario del monastero.
Quando fu creato il chiostro, questo doveva essere un luogo di passaggio dove transitavano i monaci di ritorno dai vari lavori, prima di ritornare nelle loro piccole stanze.
Nella struttura architettonica di particolare pregio sono le volte a crociera e gli archi a tutto sesto, peculiari dello stile Romanico italiano.

Come in molti altri conventi dove si rispettava la clausura anche a Fonte Avellana si può notare un’antica ruota che serviva per passare i pasti o altro ai forestieri, senza mettere a diretto contatto questi con i monaci.
Tra i vari particolari degni di nota si può ammirare un pregevole portale in noce riccamente intagliato, risalente alla metà del XVI secolo. Si tratta della porta del refettorio, che non si può oltrepassare in quanto già facente parte della clausura.
La visita continua con la Sala del Capitolo, dove si riuniva il Capitolo monastico. Risale al XII secolo e sul soffitto sono ancora parzialmente visibili alcuni affreschi del XIV secolo. Purtroppo nel corso degli anni furono gravemente danneggiati, in quanto questa stanza fu poi adibita a legnaia e vi fu sistemato anche un forno dove veniva cotto il pane. Le peculiarità di questo locale sono una buona illuminazione naturale ed un’ottima acustica.

La parte più antica del monastero è indubbiamente la cripta, la chiesa primitiva, risalente al X secolo. Qui, più che in ogni altro ambiente, si può riscontrare l’austerità dell’architettura che contraddistingue quest’eremo, ma allo stesso tempo ha una bellezza nelle forme che affascina ogni anno migliaia di visitatori.
Sulla parete di fondo si può notare come affiori la roccia viva, a testimonianza delle solide fondamenta che furono date alla struttura. Sul finire del XII secolo venne costruita sopra alla cripta la Basilica, quella che si può apprezzare ancora ad oggi, danneggiando però parte della struttura della cripta stessa.
La Basilica ha essenzialmente uno stile romanico ed il presbiterio rialzato tramite una scalinata. Ciò che colpisce maggiormente quando si entra è l’enorme crocifisso ligneo che sovrasta l’altare maggiore; fu realizzato nel 1567 con dimensioni ragguardevoli, infatti misura ben 6 metri di altezza.
Nella prima metà dell’Ottocento fu costruito dietro all’altare il coro in legno, rispettando uno stile neoclassico.
La visita guidata al monastero di Fonte Avellana finisce qui, in quanto le altre parti della struttura sono riservate alla clausura, quindi non visitabili.
Appartengono alla clausura la sacrestia, il refettorio, le celle dei monaci, l’accademia, la biblioteca antica e l’appartamento abbaziale.
ANTICA FARMACIA
Visitare l’eremo di Fonte Avellana è anche l’occasione per riscoprire prodotti genuini e naturali, dal miele alle marmellate, dagli amari alle erbe fino ai saponi, creme e tanti altri prodotti nati dal lavoro sapiente dei monaci.
Come già accennato, già nel Medioevo i monaci coltivavano erbe officinali e le lavoravano per ricavarne delle “medicine”. Questa tradizione si è tramandata nei secoli, giungendo fino ai nostri giorni ed oggi ci regala prodotti eccellenti come tisane, liquori digestivi e creme, preparati secondo le antiche ricette.

 

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