Fra uomo e creato. Una nuova alleanza

Fra uomo e creato. Una nuova alleanza

Stralci del discorso pronunciato da Abraham Skorka, rettore del Seminario rabbinico latinoamericano «Marshall T. Meyer» di Buenos Aires, lunedì 7 settembre, all’incontro internazionale «La pace è sempre possibile», organizzato dal 6 all’8 settembre a Tirana, in Albania, dalla comunità di Sant’Egidio. . Traduzione italiana de L’Osservatore Romano.
(Abraham Skorka) Uno dei racconti più significativi che appaiono nella Bibbia ebraica è senz’altro quello del diluvio e di Noè. Dio è — per così dire — arrabbiato per le azioni che vede compiere agli esseri umani. Il comportamento della maggior parte del genere umano è ampiamente descritto come sregolato e corrotto (Genesi, 6, 11). In termini rabbinici, lo Yetzer HaRa, l’istinto verso l’ambizione, il controllo e il dominio, prevale sullo Yetzer HaTov, l’istinto che induce gli uomini a compiere il bene. Lo Yetzer HaRa deve essere dominato per servire lo Yetzer HaTov e non per asservirlo: così i rabbini spiegano il suo fine.
Al di là della promessa di Dio agli uomini di non distruggere mai più la terra con un diluvio devastante, si può sentire — specialmente dopo lo sviluppo delle armi nucleari, con il loro immenso potere distruttivo — l’implicito avvertimento di Dio all’umanità: se nel mondo ci sarà un altro sterminio, avverrà per mano degli uomini. Questo racconto contiene due elementi che trascendono la condizione religiosa e la fede di chi lo legge. Il primo è l’imperativo posto alla coscienza collettiva degli uomini di prendersi cura della natura, della dimora planetaria della specie umana. Gli individui vengono al mondo con il diritto di vivere con dignità su questo pianeta. Malgrado tutto il dolore e le ingiustizie subite dalle persone, nessuno può togliere tale diritto alle generazioni che verranno. Il secondo elemento trascendente è quello dell’alleanza. Senza un impegno forte e chiaro, un patto umano accettato da tutte le nazioni e tutti i popoli, l’umanità in futuro correrà il pericolo di una distruzione disastrosa. Tale minaccia si è verificata durante diverse crisi del passato, come quando migliaia di missili dotati di testate nucleari sono stati sul punto di scatenare una devastazione incontrollabile.
Senza un patto sociale è impossibile istituire una società civile. Da Platone a Rousseau, molti pensatori hanno riconosciuto, in modi diversi, l’importanza cardinale del contratto sociale come strumento fondamentale per la formazione di una società civile. Epicuro, Cicerone, Hobbes e Locke, per esempio, hanno tutti sviluppato, secondo la loro prospettiva individuale, teorie sul bisogno imprescindibile di un contratto sociale per l’istituzione di una società organizzata, una nazione e un’umanità civilizzata.
Il concetto di alleanza è centrale alla letteratura biblica. L’intero libro della Genesi potrebbe essere considerato una descrizione degli sforzi di Dio per stabilire un patto con gli esseri umani, per stabilire con loro un rapporto di benefici e obblighi. Le regole fondamentali del rapporto primordiale tra Dio e gli esseri umani comprendevano il comandamento di custodire e di coltivare il Giardino dell’Eden (Genesi, 2, 15), l’habitat naturale e benedetto preparato da Dio per Adamo e la sua famiglia.
Il rapporto di alleanza che Dio chiede agli esseri umani ha due fini. Dal lato divino, lega Dio in solidarietà all’esistenza umana. Da quello umano, stabilisce limiti per le coscienze mortali. Vivere in alleanza comporta diritti e doveri per tutti i partecipanti. Dio promette di non sterminare il mondo ed esige un comportamento morale dall’umanità. Anche gli uomini devono promettere di non distruggere il mondo lasciando che le loro ambizioni e le loro brame diventino incontrollate. La promessa di Dio di solidarietà con gli uomini riguarda la fede particolare di ogni individuo. Ma la seconda promessa, quella umana, è un imperativo e una necessità per la continuità della vita degli uomini sulla terra. Accettare limiti, controllare le possibilità distruttive nella psiche umana, è una necessità vitale e drammatica al fine di garantire l’esistenza continua dell’umanità.
Scegliere la vita significa avere Dio presente nell’attività umana. Tuttavia, scegliere la vita deve essere inteso anche come vincere gli impulsi distruttivi in ogni individuo, che fanno parte della condizione umana. La lotta per controllare lo Yetzer HaRa, l’istinto al potere e all’aggressione, è un aspetto essenziale della fede biblica in Dio, che esige giustizia e misericordia. Pertanto, accettare di vivere nell’alleanza significa lottare per stabilire limiti al proprio comportamento personale e sociale. Freud concluse il suo noto saggio Il disagio della civiltà(1929) con una drammatica analisi di questa lotta quale punto centrale per il futuro dell’umanità in un mondo tecnologico altamente sviluppato. Scrisse: «Il problema fondamentale del destino della specie umana a me sembra sia questo: se, e fino a che punto, l’evoluzione civile degli uomini riuscirà a dominare i turbamenti della vita collettiva provocati dalla loro pulsione aggressiva e auto-distruttrice. In questo aspetto proprio il tempo presente merita forse particolare interesse. Gli uomini adesso hanno esteso talmente il proprio potere sulle forze naturali, che giovandosi di esse sarebbe facile sterminarsi a vicenda, fino all’ultimo uomo. Lo sanno, donde buona parte della loro presente inquietudine, infelicità, apprensione. E ora c’è da aspettarsi che l’altra delle due “potenze celesti”, l’Eros eterno, farà uno sforzo per affermarsi nella lotta con il suo avversario altrettanto immortale (Thanatos). Ma chi può prevedere se avrà successo e quale sarà l’esito?». L’ultima frase venne aggiunta nel 1931, quando la minaccia di Hitler già incominciava a essere evidente.
Laudato si’, la recente enciclica di Papa Francesco, tratta della versione postmoderna di questo angosciante problema con cui si confronta oggi l’umanità. Il mondo attuale è caratterizzato da un consumismo selvaggio e indiscriminato che minaccia di distruggere l’ambiente. L’enciclica non dichiara in modo esplicito che oggi ci sono leader che vedono se stessi come idoli e stanno trascinando la gente verso la distruzione globale. Tuttavia, indica chiaramente che l’individuo postmoderno è affetto da indifferenza e dalla mancanza di un impegno autentico verso l’alleanza con Dio. Ci mette in guardia contro il pericolo di una catastrofe globale come conseguenza della distruzione dell’ambiente da un lato, e contro la fame e la povertà estrema dall’altro. Ci ricorda i paradigmi che hanno dato forma ai propositi distruttivi nelle menti dei dittatori del secolo passato, alcuni dei quali sembrano essere operativi in alcuni leader attuali.
Il mondo esige una nuova alleanza tra gli uomini e l’ambiente. Questa deve, allo stesso tempo, rispecchiare una nuova alleanza tra individui, popoli e nazioni al fine di sradicare l’arroganza e il dominio nel comportamento che teniamo gli uni verso gli altri. Di fatto, i due atteggiamenti vanno di pari passo. Dio deve essere (ri)scoperto dagli esseri umani. Utilizzando il linguaggio di Freud, Eros (amore) deve dominare Thanatos (morte). L’umanità deve riscoprire se stessa nel suo bisogno di un rapporto profondo di alleanza.
L’Osservatore Romano, 8 settembre 2015