Da “Il Messaggero” di martedì 14 aprile 2015
Cristiani e Islam, la difesa della fede come atto politico
di Franco Cardini
In apparenza, quella frase dell’Angelus era ovvia, quasi banale. Una frase detta in sordina: quello armeno «primo genocidio del XX secolo». Qualche mese fa il presidente Erdogan si era lasciato sfuggire una mezza ammissione, una quasi richiesta di scuse; gli armeni, Charles Aznavour in testa, avevano protestato che non bastava: ma poteva sembrare un inizio. D’altro canto, il presidente ha prestato una prestigiosa chiesa bizantina nel recinto del Topkapi al sinodo delle Chiese orientali. Insomma, lo scontro diplomatico sulle parole di Papa Francesco è sembrato a molti un fulmine a ciel quasi sereno.
Qualcuno si è stupito della sua ferma, diciamo pure dura replica a Erdogan: il dovere del cristiano è dire «sì-sì, no-no», sempre e comunque la verità; e i compiti del vescovo di Roma è sia difendere i cristiani, sia tutelare sempre e comunque i deboli. Che questi deboli siano i cristiani d’Asia e d’Africa massacrati o i migranti musulmani che annegano davanti a Lampedusa, non è importante: il punto è che Francesco ha lacerato il velo che copriva gli occhi di molti e ha mostrato che il dramma più orribile di questi nostri tempi difficili consiste nelle guerra tra i poveri: e nel fatto che sono dei ricchi a fomentarla.