A ruota libera con Pagliarani, deus ex machina di molte iniziative culturali e cinemotagrafiche riminesi. Una vita a divulgare pellicole
“Finita la scuola, il Perito turistico ‘Marco Polo’, mi sarebbe piaciuto lavorare in un’agenzia viaggi. Nel 1982 ho cominciato a fare servizio civile al settimanale il Ponte dove ho iniziato a scrivere i primi articoli, e dopo qualche anno sono arrivate le prime presentazioni cinematografiche a livello scolastico”.
Come si diventa critico cinematografico?
“Io non ho fatto l’Università perché sono uno spirito libero, un autodidatta, anche nel cinema. Risento della passione per la cultura che mi hanno trasmesso mia madre Sandra, insegnante, e mio padre Carlo, commerciante. Quando vado a trovarlo lo trovo sempre con qualcosa da leggere. Mi ha avvicinato lui all’arte e andiamo a vederci molte mostre insieme”.
E’ vero che oltre a scrivere di cinema e organizzare rassegne si occupa del lavoro “dietro le quinte”?
“Sì, oltre a prendere contatti con le case di distribuzione, per le rassegne del Tiberio mi occupo insieme ad altre persone delle proiezioni. Con il digitale è più semplice rispetto alla pellicola. Ma con altri amici di Notorius Cineclub sto frequentando un corso di operatore cinematografico. Con le nuove tecnologie la pellicola sta scomparendo ma intanto io imparo a maneggiarla!”.
Come si insegna invece cinema, in particolare ai più giovani?
“La passione è la prima cosa. Ai ragazzi delle scuole medie e superiori, ma anche agli adulti nei corsi che svolgo per i Comuni, proietto spesso film classici di Kubrick o Hitchcock per spiegare inquadratura e montaggio. Ma è importante anche suscitare curiosità. Infine con i più giovani è fondamentale mantenersi aggiornati sulle loro passioni, altrimenti fai la parte del mammut!”.
Quanti film vede a settimana?
“Posso arrivare a 5-6 e con qualche vecchio dvd da casa, anche a 10 fino ad un massimo di 15. Nulla a che vedere con gli anni d’oro del MystFest in cui seguivo anche 6 film al giorno. Tornavi a casa distrutto ma felice. E’ in quegli anni che ho incontrato Sam Raimi, John Woo, Greta Scacchi e Monica Bellucci in tempi non sospetti”.
Quale personaggio le rimarrà più nel cuore?
“Terry Gilliam che ho incontrato all’ultimo Premio Fellini, è di una simpatia assoluta. Ma anche Scorsese e John Landis, il regista dei Blues Brothers, arrivato a Rimini per un’altra edizione del Premio: trascorsi con lui una piacevole serata all’Embassy. Si è rivelato una persona bella e semplice”.
Il film della sua vita qual è?
“Monty Python e il Santo Graal. Mi ha trasmesso la passione per il cinema. Lo vidi da ragazzino al Supercinema di Santarcangelo. Abitavo a 50 metri, ero sempre lì”.
Come vede i multisala?
“Ne sono sempre stato un sostenitore. La prima volta che vi entrai fu a Londra. E’ bello poter scegliere al momento e contare su una grande qualità. Il problema dei monosala è che oggi la gestione è troppo costosa. Me ne accorgo al Tiberio dove le cose vanno bene grazie al volontariato. Vedremo una volta riaperto il Fulgor, ma non credo siano più possibili 5-6 sale in centro”.
L’altra sua grande passione sono i cartoon: quali in particolare?
“Ricorderò sempre Il libro della giungla alle arene estive che seguivo da piccolo. La passione per il cinema d’animazione è proseguita con Cartoon Club: abbiamo iniziato con due serate alla Vecchia Pescheria con Paolo Scarponi e Sabrina Zanetti, fino a raggiungere oggi un mese intero di attività, a luglio. E quando posso vado a vedermi qualche mostra: l’ultima che mi ha fatto strabuzzare gli occhi è stata quella della Pixar a Milano”.
Chi la conosce sa che anche la musica le fa lo stesso effetto…
“Il mio grande amore sono i Genesis oltre al rock progressive anni ’70, l’hard rock e l’heavy metal. Ma adoro anche jazz e musica classica. Da giovane poi ho suonato la batteria negli Ze Endoten Control’s (dal nome di un prodotto contro la caduta dei capelli). Nella band oltre a Paolo Collina, mio nome d’arte dalla passione per Phil Collins, c’era anche un certo Daniel Diderot e D’Alembert, ovvero Daniele Luttazzi. Eravamo vicini di casa e tuttora siamo amici”.
Com’è nata la band?
“Nei primi anni ’80 eravamo un gruppo di quattro ragazzi scout con passioni comuni come i Police e i Beatles. Gli altri erano Andrea Lombardini e Francesco Ramberti. Suonammo anche al Teatro Italia (oggi degli Atti) e in piazza Cavour. Poi ognuno prese la sua strada”.
Una grande passione per Londra. Perché?
“Per la mia passione per la musica e il teatro. La prima volta che ci andai fu con la scuola nel 1981. Anni dopo iniziai a farmi qualche settimana da solo per assistere ai musical. Il primo che vidi fu West side story nel 1985. Una volta l’anno, se possibile, ci torno. Adoro l’atmosfera della città, i concerti, gli spettacoli. Qualche volta ci porto anche mia moglie Maria Teresa che è rimasta entusiasta dei musical. Per il resto è una grande appassionata delle storie d’amore, non so quante volte si è vista Orgoglio e pregiudizio con Colin Firth!”.
Com’è invece Paolo Pagliarani in casa?
“Adoro gli esperimenti culinari di Terry. Non possono che farmi felice: sono un onnivoro”.