Non compaiono nelle slides di presentazione, ma rischiano di pesare parecchio. Sono alcuni dei tagli nascosti nelle pieghe della legge di stabilità, peraltro ancora (troppo) indefinita a pochi giorni dall’approvazione in Consiglio dei ministri.
Sembrano piccoli interventi, di quelli che a prima vista colpirebbero finalmente una qualche burocrazia o eliminerebbero dei privilegi. E invece sono destinati a danneggiare proprio i più deboli tra i cittadini. È quello che può accadere con il taglio del Fondo Patronati deciso dal governo Renzi. Una manovra in tre mosse che prima storna 150 milioni di euro a un’altra imprecisata «posta del bilancio pubblico». Poi riduce dall’80 al 45% l’anticipo dei pagamenti agli enti e infine dal 2016 dimezza anche l’aliquota di contribuzione (dallo 0,226 allo 0,124% dei salari) che alimenta il Fondo, senza specificare dove finiranno questi soldi di lavoratori e imprese. In totale, su un fondo oggi di 430 milioni di euro, i Patronati se ne vedono sottratti 298 milioni. Di qui l’allarme per il destino segnato di 7 mila dei 10 mila addetti del sistema di assistenza.
Già oggi il Patronato riceve contributi solo per il 30% delle pratiche svolte, l’altro 70% è già a carico del Patronato, tenendo in considerazione che i servizi sono gratuiti.
Transitano per i patronati il 96% delle domande di assegno sociale, il 77% delle domande di indennità di accompagnamento, il 93% delle domande di pensione di anzianità o anticipata, il 96% delle domande di pensione ai superstiti, l’89% delle domande di pensione di inabilità, il 91% delle domande di pensione di vecchiaia, il 94% delle domande di pensioni supplementari, il 64% delle domande di ricostituzione pensione per contributi pregressi, il 94% delle domande di ricostituzione pensione per supplemento e il 32% delle domande di rinnovo assegno di invalidità.
I cittadini si troveranno a dover pagare servizi che ora sono completamente gratuiti.
Per questo motivo le Acli invitano a firmare la petizione che chiede di rivedere il taglio di risorse ai Patronati. Si può firmare in tutte le strutture del sistema Acli (segreteria, Circoli, Enaip, Caf, Patronato, U.S. Acli, Acli arte e spettacolo), oppure on line sui nostri siti:
www.patronatoaclirimini.it
www.legaconsumatoririmini.it
www.aclirimini.it
Vitantonio Brussolo
presidente del Patronato Acli Rimini
Di seguito il testo della petizione promossa dai Patronati e indirizzata a Matteo Renzi, presidente del Consiglio dei ministri; Giuliano Poletti, ministro del Lavoro; Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia; Angelino Alfano, ministro degli Interni; Paolo Gentiloni, ministro degli Esteri, e p.c. a Tiziano Treu, commissario Inps e Massimo De Felice, presidente Inail.
«Il Governo taglia le risorse per i patronati con gravi conseguenze sulla tutela dei diritti dei cittadini. Un taglio di 150 milioni di euro con la riduzione dell’aliquota allo 0,148% sul monte contributi dei lavoratori dipendenti, a fronte di un servizio che ogni anno fa risparmiare alla pubblica amministrazione 657 milioni di euro. Lo Stato sarà in grado di garantire gli stessi livelli di assistenza e servizi offerti dai patronati alla collettività?
Con la legge di stabilità proposta dal Governo, si vuole fare cassa con i contributi sociali, mettendo le mani sui soldi dei lavoratori.
Questa proposta è inaccettabile!
A causa della riduzione dei fondi, i patronati non potranno più garantire un servizio gratuito. L’uguaglianza d’accesso ai diritti sarà cancellata. È una grave mancanza di attenzione al Paese reale. La politica dovrebbe tagliare gli sprechi, non ridurre i diritti dei cittadini.
I cittadini chiedono al Governo una revisione del taglio, al fine di salvaguardare il servizio di pubblica utilità offerto dai patronati, come affermato dalla sentenza della Corte costituzionale n. 42/2000 e previsto dalla legge 152/2001».