Il Circolo Acli di Novafeltria, in collaborazione con gli Uffici Pastorali Diocesani del lavoro e della famiglia, e le Acli di Rimini hanno organizzato tre incontri sul tema “volontariato e politica”, presso il teatro parrocchiale di Novafeltria.
Il primo (venerdì 16 ottobre) ha visto Isabella Conti, sindaco di San Lazzaro di Savena (Bologna), affrontare il tema “Si può fare”. Nel secondo appuntamento, giovedì 29 ottobre, è intervenuto Giovanni Bianchi, ex presidente delle Acli nazionali e deputato, con “La politica è la più alta forma di volontariato?”.
Ultimo incontro venerdì 13 novembre, con don Ottorino Rizzi, direttore della Commissione Pastorale sociale dell’Emilia Romagna, sul tema “Il volontariato ci farà famiglia”.
«I tre incontri hanno come tema il rapporto tra volontariato e politica – spiega Silvano Piscaglia, presidente del circolo Acli di Novafeltria –. Perché accostare queste due realtà? Quando si parla di volontariato si parla di qualcosa di grande e concreto, che contribuisce a muovere e a migliorare la società. Il volontariato con la sua cultura della solidarietà e con i suoi ideali sarà uno dei più importanti portatori di interessi a sostegno dei deboli contro le crescenti disuguaglianze, per una società più solidale e inclusiva.
Notiamo però un forte distacco tra cultura politica e cultura del volontariato e questo preoccupa se pensiamo che politica e volontariato sono due mondi che hanno la stessa radice, la stessa ragione di essere, ovvero la ricerca e la gestione del bene comune, e quindi dovrebbero essere complementari.
Se il mondo del volontariato deve prendere coscienza di essere parte integrante di una grande azione politica, la politica deve trovare nelle sue ragioni ideali e non solo nella ricerca del consenso, la legittimazione sociale a gestire il bene comune, a mettere cioè in essere il volontariato nella politica».
Per informazioni: tel. 348 5808599.
Riportiamo di seguito un estratto dell’intervento di Isabella Conti.
Sindaco del Comune di San Lazzaro di Savena (Bologna) dal maggio 2014, giovane avvocato, la Conti è diventata famosa, suo malgrado, per avere prima bloccato poi annullato un piano edificatorio per quasi seicento appartamenti più altri edifici che avrebbe portato alla cementificazione di 260 ettari del suo territorio.
«Si tende a personalizzare gli eventi – ha detto – ma da soli non si vince nessuna battaglia. La mia non è stata una decisione presa all’interno delle mie quattro mura, ma un percorso che ha portato tutti a studiare moltissimo, un impegno che ha coinvolto i consiglieri comunali e i dirigenti del Comune».
Isabella Conti, ci può spiegare cosa è accaduto?
«Alcune imprese avevano investito per costruire delle case. Il Comune cedeva i diritti di costruzione in cambio di opere pubbliche da realizzare e l’impegno dell’impresa era assicurato da garanzie fideiussorie. In questo caso le imprese non sono riuscire ad avere tali garanzie. Fare partire i lavori senza la certezza che sarebbe stato restituito al territorio il bene comune, mi ha fatto dire che questo progetto non aveva più ragione d’essere. È incominciato un periodo molto difficile di forti pressioni per farci recedere da questa scelta. Ma in queste situazioni un sindaco deve appellarsi all’unica sua stella polare: il bene della sua comunità».
Cosa le ha fatto capire questa esperienza?
«Mi sono resa conto di quanto grande sia la necessità di avere esempi positivi. Abbiamo fatto semplicemente il nostro dovere, quello di garantire l’interesse comune, e siamo diventati degli eroi.
Quando hai la responsabilità della tua comunità devi sempre chiederti a quale valore superiore ti appelli e il mio ruolo di sindaco era il bene della mia comunità. Non devi continuare a subire, a causa della necessità, dei paradigmi e delle politiche che si dimostreranno fallimentari di lì a poco.
Un’altra consapevolezza che è maturata in questi mesi: cosa significa fare una pianificazione del territorio. Occorre comprendere la preziosità del suolo. Pensate che in un ettaro di terreno si arriva a produrre fino a 80 quintali di grano e noi dovevamo cementare 260 ettari. Sono emerse anche altre notizie. La Provincia di Bologna aveva detto che i due fiumi che costeggiano l’area, quando sono in piena lasciano defluire l’acqua verso le falde e questo evita le alluvioni. Impermeabilizzare quell’area avrebbe comportato un rischio di esondazione per i successivi duecento anni. Ciò che facciamo oggi ha delle ripercussioni domani. Lo vediamo tutti i giorni: azioni sbagliate hanno conseguenze negative nell’immediato e anche nel lungo periodo».
Come evitare questi errori?
«Bisogna che la politica torni ad avere una visione lunga, come i nostri politici avevano nei primi decenni dopo la guerra. La politica è potere, ma non per garantire a se stessi la possibilità di arraffare. La politica è il potere di cambiare il mondo in meglio. Mi rivolgo in particolare ai giovani: diffidate dei politici che non studiano, studiare vuol dire crearsi gli strumenti intellettivi per capire quello che è giusto e quello che è sbagliato. Mi ha colpito l’ostinazione con cui una parte del mondo continua a riproporre il vecchio paradigma, chiaramente fallimentare; abbiamo bisogno di persone preparate che sappiano proporre percorsi diversi».
Qual è il ruolo della politica e qual è la sua connessione col volontariato?
«Il volontariato risponde a un bisogno che arriva nell’immediato. La politica può lavorare a un livello più alto, prevenire il bisogno, creare le condizioni perché tutti possano crescere. La politica è la più alta forma di volontariato se viene vissuto come deve essere, con l’unico scopo di cambiare in meglio il nostro Paese. E se ciascuno nel proprio ruolo fa il suo dovere, noi la rivoluzione l’abbiamo già fatta: il mondo si cambia così».
Per visionare il video della serata: https://youtu.be/Kj0387f-s6s