Un’ampia rappresentanza delle Acli della provincia di Rimini ha partecipato alle tre giornate (dal 25 al 27 ottobre 2013) di seminario organizzate a Camaldoli dalle Acli Lombardia, ma esteso a tutte le Acli d’Italia. Il gruppo di Rimini è stato il più numeroso!
Nella splendida cornice del Monastero, fondato mille anni fa da San Romualdo, nello scenario suggestivo della foresta dell’Appennino tosco-romagnolo, si è anche potuta gustare un’atmosfera di spiritualità, partecipando ai momenti di preghiera dei monaci, rigidamente scanditi, ma per nulla pesanti o incombenti: noi tutti, dopo l’impegnativa partecipazione alle relazioni del seminario, ci siamo uniti volentieri, mattino e sera, al salterio, nella Liturgia delle ore, con le cadenze del Canto gregoriano, trovandovi quiete e serenità.
Si è perseguito l’intento di vivere un’esperienza di comunione, per riflettere insieme su come la Chiesa povera vive con i poveri – o dovrebbe vivere, come, oggi in particolare, invita a riflettere papa Francesco – nella consapevolezza che la vita reale non è sempre fedele a questo stile evangelico.
Le relazioni che si sono susseguite con ritmo incalzante fin dalla prima sera, hanno voluto proporci spunti di approfondimento su quanto la parola di Dio ci propone, quanto il Concilio Vaticano II ha attualizzato, quali prospettive concrete di vita si aprono in questo tempo di crisi che ci interroga a vari livelli.
La relazione d’apertura, affidata alla professoressa Donatella Scaiola, della Pontificia Università Urbaniana, ha evidenziato vari passi delle Sacre Scritture, mettendo in risalto la figura di Cristo, figlio di Dio, che da ricco che era si è fatto povero per noi.
Mons. Riccardo Fontana, vescovo di Arezzo, in un’ampia ricognizione della situazione socio-economica e culturale attuale, ha voluto ricordarci che Dio ci guida e la “Terra promessa” resta sempre tale: anche in un’epoca come quella che viviamo, non devono venire meno la fiducia e il coraggio negli uomini. Occorre tanta umiltà, nessuno ha formule prefabbricate per venirne fuori: serve, piuttosto, riconoscere che il presente è il frutto di tante deficienze e si può venirne a capo solo rinnovando noi stessi, ritrovando l’etica della responsabilità, parlando di politica come carità, riconoscendo il primato del Vangelo.
Il priore generale dei Camaldolesi, padre Alessandro Barban, nella sua relazione accattivante, ha voluto sottolineare come la vera povertà è molto diversa da quella che crediamo di conoscere e che tanto ci affligge, anche in Italia. Condizioni di miseria, di gravi carenze di ordine sociale, economico, sanitario, di degrado ambientale e comportamentale, di mancanza di diritti umani, di sfruttamento a vari livelli e con tutte le gravi conseguenze … saranno sempre presenti nel mondo. “I poveri li avrete sempre con voi”, dice Gesù. Non illudiamoci, dunque – fa eco Barban – di poter risolvere la questione della fame in un prossimo futuro: dovremmo cambiare l’economia, ma noi siamo i primi ad aver paura di cambiare il nostro sistema economico. Ci sono modelli di vita che creano apparenze, come in India, dove situazioni di miseria inimmaginabili sono appannate da grattacieli e autostrade a sei corsie. Molto importante è l’opera dei missionari e delle missionarie, che non disperdono risorse, ma le destinano a opere mirate e urgenti. Padre Barban ha tuttavia richiamato alla grande responsabilità della Chiesa, che non è povera, ma che deve saper bene impiegare e distribuire le proprie risorse.
Altrettanto importanti sono state altre relazioni, come quella di Severino Dianich, e i dibattiti in sala e nei gruppi di lavoro, ove si è richiamato il ruolo della Chiesa post-conciliare, che si identifica con la responsabilità civile e cristiana di ogni singolo cittadino. Si può, tuttavia, concludere questa relazione citando quanto Stefano Tassinari, vice presidente nazionale Acli, uno dei moderatori delle giornate camaldolesi (e, con lui, nelle conclusioni, anche Gianni Bottalico, presidente nazionale) ha scritto nella fase di preparazione del convegno: “Ecco allora che lo spogliarsi di Francesco d’Assisi, ripropostoci come punto di ripartenza da Papa Francesco, ricorda quell’evangelico passaggio attraverso la cruna dell’ago cui Gesù chiama il giovane ricco, pur rispettoso dei comandamenti, che però ha smarrito il senso ultimo della propria esistenza. Gesù gli propone la spogliazione e la condivisione coi poveri dei propri beni, per tornare al senso ultimo della vita, per tornare a mettersi in cammino”.
Lo stesso Tassinari concludeva con un appello: l’esperienza di Camaldoli deve essere una sfida per le Acli, per fondare la nostra scelta di rimetterci in cammino su quanto di più essenziale c’è nella nostra esperienza; per recuperare nella quotidianità una capacità laica e popolare di coltivare la Parola di Dio; per interpretare una Chiesa che rimette al centro la carità più vera, come chiave per la ricerca della verità e del senso ultimo del nostro agire.
L’esperienza di Camaldoli è stata molto importante per tutti i partecipanti riminesi, che si sono successivamente ritrovati per raccontare le proprie impressioni e dichiarare gli impegni che ne dovrebbero derivare.
Angelo Grilli