«Voglio chiedere scusa, a nome della comunità riminese, ad Emmanuel NNumani che, dopo giorni, lotta ancora tra la vita e la morte. È fuggito da un incubo, è venuto a Rimini per ricevere sollievo alla disperazione, agli stenti e qui ha quasi trovato la morte. Spero presto che potrò dirglielo di persona: Rimini non è quella che ti ha aggredito e insultato per il colore della tua pelle». Così il sindaco Andrea Gnassi ha aperto il presidio antirazzista promosso sabato 1 aprile dall’amministrazione comunale insieme a oltre quaranta associazioni e realtà del territorio, tra cui le Acli provinciali di Rimini.
Un’iniziativa voluta per mostrare la vicinanza al giovane Emmanuel NNumani, il richiedente asilo nigeriano insultato e poi brutalmente aggredito per mano di un altro uomo. Emmanuel al momento versa in condizioni molto critiche: nelle ultime ore si sono registrati timidi segnali di ripresa, ma la prognosi resta riservata e il giovane resta in pericolo di vita.
Sulla necessità di educare ha incentrato il suo intervento il vescovo Francesco Lambiasi. «Incombe su di noi la responsabilità di guardare ai tristi episodi di questi tempi travagliati muovendoci non solo intorno a essi, ma cercando di andarci dentro. E per farlo dobbiamo assumere una prospettiva ineludibile, che è quella educativa. Noi adulti e tutti coloro che sono impegnati in ambito educativo dobbiamo porci la domanda: cosa avremmo potuto fare per e cosa dovremmo fare in futuro per evitare episodi del genere? Cosa dobbiamo fare per non scippare il futuro ai nostri bambini? Dobbiamo renderci conto che ogni nostro gesto, ogni nostra parola, ogni nostra scelta pubblica o privata ha una ricaduta pubblica, educativa o diseducativa. Diamoci tutti una mano, fondiamo in coro le nostre voci per costruire insieme una città civile, accogliente, abitabile».
L’ultimo intervento è spettato al presidente dell’Associazione Senegalese della provincia di Rimini Seck Papa Modou, in rappresentanza della popolazione straniera che vive nel riminese. «Vorrei vedere tutti i giorni una piazza così colorata. La mia solidarietà al fratello Emmanuel colpito da questo feroce episodio – ha detto Seck Papa Modou –. Un gesto che scuote le coscienze, che schiaffeggia una comunità intera e che dovrebbe condurci a una riflessione seria, su fenomeni di disagio sociale e culturale che sempre più si sviluppano e mettono le radici sulle paure che sono spesso l’anticamera dell’assenza di dialogo e confronto. Estremismi pericolosi che portano a gesti non possono essere relegati alla mera follia e al dilagare di razzismo verso persone che camminano per le strade della nostra città. Quello che è successo deve essere un monito per tutti. Ognuno di noi deve contrastare le ideologie che soffiano sul fuoco del razzismo e promuovere una cultura non discriminatoria in ogni ambiente e in ogni relazione. Faccio a tutti una domanda: se agiamo tutti insieme, ce la possiamo fare? Secondo me sì».