Nel 2004 ho accettato di partecipare, come rappresentante Acli di Rimini, al percorso formativo presso la sede di Roma per essere riconosciuto R.L.E.A. (responsabile locale dell’ente accreditato) nel Servizio civile.
In parallelo, Stefano Guidone si è offerto di compiere una formazione analoga per il ruolo di O.L.P. (operatore locale di progetto). Scrivo questo per chiarire quali siano le figure di riferimento in ogni ente che proponga, o abbia in carico, un progetto approvato dal Ministero che vede impegnati giovani operatori nello svolgere attività specifiche nell’arco di un anno, all’interno dell’ente per il quale hanno effettuato richiesta.
Il primo aprile 2014 ha avuto inizio il progetto “Piano nazionale di contrasto alla dispersione scolastica”, concordato dal presidente Mauro Guidoni con l’Acli nazionale, che si articola in varie fasi nel territorio di Rimini.
L’abbandono dello studio è un problema purtroppo diffuso. Riguarda ragazzi e ragazze soprattutto nella fascia di età tra i 13 e i 17 anni, con molteplici motivazioni e ancora poche iniziative tese ad arginarlo. Ci sono emergenze famigliari, lavorative, o situazioni dovute a un disagio umano e sociale. “Crescere è un gioco da ragazzi”… Quante volte abbiamo sentito questo slogan, distante dalla realtà in cui viviamo. Così come non è scontato affrontare la vita per chi si affaccia al mondo adulto con le proprie energie, paure, aspettative. E se l’istruzione obbligatoria ha alzato l’età degli studenti, genitori e insegnanti dovrebbero svolgere un ruolo primario per evitare – o contenere – la dispersione scolastica.
Il progetto voluto dalle Acli di Rimini cerca di realizzare qualcosa di molto difficile con la volontà di due giovanissimi operatrici, selezionate da una commissione Acli a Modena, per dare un contributo realistico al tema di cui parliamo. Ho curato personalmente la loro preparazione e la prima formazione per una ricerca sulle effettive problematiche di Rimini: l’osservazione dello studio, le età realmente interessate, la componente dell’immigrazione, i dati ufficiali e i dati “sommersi” (pochi istituti dichiarano di essere vittime del fenomeno); seguo anche la loro formazione in itinere, teorica e pratica.
Grazie alla collaborazione dell’Enaip e del Centro RM25, le operatrici hanno iniziato un lavoro concreto di conoscenza, rapporto tra allievi e insegnanti, educatori, domande e risposte. Nell’arco del loro mandato affronteranno altre realtà, intervenendo con iniziative che possano stimolare le capacità dei giovani per riprendere un contatto con lo studio “alternativo” mirato alla crescita, al confronto.
Roberto Sardo
Ascoltiamo la loro voce, idee e propositi.
Siamo volontarie, impiegate nel progetto di Servizio Civile Nazionale delle Acli di Rimini.
Siamo state affidate dal nostro presidente Gian Mauro Guidoni insieme al vice-presidente Vito Antonio Brussolo, alla supervisione di Stefano Ghidone (operatore locale di progetto) e Roberto Sardo (responsabile locale dell’ente accreditato) – anch’essi volontari – per occuparci di un progetto ideato dallo Stato italiano che ha, tra i tanti interessi, quello della dispersione scolastica.
Molti ragazzi – in media tra gli 11 e i 18 anni – abbandonano gli studi per vari motivi, tra cui i disagi familiari, la didattica tradizionale, la mancanza o carenza di un metodo di studio adeguato, la società, la diversità di lingua e cultura e le amicizie trascinanti.
Ci occupiamo più precisamente della fascia più vulnerabile, ovvero quella tra gli 11 e i 14 anni. Con questo progetto, abbiamo intenzione di limitare il fenomeno della dispersione e di elevare il tasso di scolarità, riducendo il più possibile ripetenze, frequenze irregolari, ritardi di corso, non ammissioni all’anno successivo, interruzioni e passaggi ad altri indirizzi.
Come? Organizzando attività extra-scolastiche manuali, sportive e/o di recupero scolastico, che hanno come obiettivi la socializzazione, la conoscenza di sé, lo sviluppo delle proprie potenzialità e l’aumento della propria autostima.
Con queste attività vorremmo motivarli a riprendere o continuare il loro percorso di studi.
Non abbiamo ancora incontrato personalmente i ragazzi, ma sono previsti numerosi incontri. Per ora, le nostre attività consistono nel documentarci il più possibile su questo fenomeno – che negli ultimi anni è in diminuzione – e sulle possibili soluzioni, sperando di poter fare grandi cose nel nostro piccolo.
Come progetto è abbastanza impegnativo; cercheremo di svolgerlo al meglio arricchendolo con le esperienze e le competenze di entrambe, fiduciose di potere acquisirne sempre di nuove.
Simona De Vincenzi e Chiara Parmeggiani