Per quanto riguarda la situazione clinica della malattia mentale nel territorio riminese, emerge che, negli ultimi anni, in linea col dato regionale e nazionale, vi è stato un progressivo aumento di utenti dei Centri di Salute Mentale. Si passa infatti dai 3.696 pazienti in carico nel 2007 ai 4.496 del 2010, con un incremento complessivo del 21,6 per cento. E aumentano, conseguentemente, anche le prestazioni effettuate, in quest’ambito, che nel 2010 sono giunte a quota 129.439. Molteplici le motivazioni di questo trend: in primo luogo vi è il fatto che nel 2010 sono stati presi in carico anche i pazienti residenti nei sette Comuni dell’Alta Valmarecchia, prima marchigiani; vi è poi, sicuramente, una miglior capacità di “intercettazione” delle problematiche psichiatriche e una maggior presa in carico. Si sta valutando se vi sia, contestualmente, un aumento clinico della patologia mentale. In pratica accedono ai Centri di Salute Mentale 165,9 persone ogni diecimila residenti: erano 160,2 nel 2008 e 164,9 nel 2009.
Quanto alle caratteristiche socio-anagrafiche dei pazienti, emerge che le problematiche psichiatriche sono abbastanza trasversali, ma che nonostante ciò vi sono alcune prevalenze significative. Dal punto di vista lavorativo, solo il 31,3 per cento dei pazienti (anno di riferimento il 2010) è occupato. Il 12,4 per cento dei pazienti vive solo, gli altri in struttura o in famiglia (il 65,5 per cento). Oltre la metà dei pazienti è single (nubile o celibe, divorziata/o, vedova/o). Quanto al genere sessuale, il 55,6 per cento dei pazienti è di sesso femminile (una prevalenza che cresce tra i pazienti stranieri e in alcuni piccoli comuni periferici, raggiungendo anche il 70 per cento). Rispetto all’età, il 4,3 per cento dell’utenza ha fino a 24 anni d’età, l’11,8 per cento ha tra 25 e 34 anni, un 20,6 per cento tra 35 e 44 anni, un 22,5 per cento tra 45 e 54 anni, un 18,2 per cento tra 55 e 64 anni, un 13,8 per cento tra 65 e 74 anni e infine l’8,8 per cento oltre 74 anni. In sintesi oltre il 60 per cento dei pazienti ha un’età compresa tra 35 e 64 anni. Gli utenti stranieri rappresentano il 4,7 per cento del totale e sono provenienti, prevalentemente, da Paesi dell’Est europeo e dal nord Africa (Marocco e Tunisia).
Le patologie principali che si presentano vanno dalle psicosi alle depressioni severe, alla patologia psichiatrica vera e propria, fino alla schizofrenia. Per ogni pazienti si cerca di costruire (insieme ed includendo anche la famiglia, laddove presente e possibile) un percorso personalizzato, legato al tipo di patologia e alla situazione più in generale. I percorsi clinici contemplano colloqui e visite, somministrazione ed erogazione di farmaci, sedute di psicoterapia, ricoveri ospedalieri al bisogno.
Sia Rastelli sia il dottor Sabetelli, nei loro interventi e rispondendo alle domende dei cronisti, hanno sottolineato come l’obiettivo principale di questo convegno sia quallo di combattere lo stigma che, purtroppo, contraddistingue ancora troppo la malattia mentale: “Si stanno facendo dei passi aventi, se ne parla, c’è meno vergogna da parte dei pazienti e dei loro famigliari su questo argomento, ma c’è ancora molto da fare”. Rastelli ha osservato in particolare che “dal punto di vista lavorativo, i pazienti che lavorano sono però i primi, quando vi sono momenti di crisi come l’attuale, ad essere lasciati a casa. Noi vogilamo lavorare per un’integrazione vera e a tutto tondo, assumendoci anche le nostre responsabilità”. “Noi vogliamo mostrare – ha usato una metafora il dottor Sabatelli – la faccia della luna che non si vede: il mondo della malattia mentale sale agli onori delle cronache, purtroppo, solo quando ci sono fatti di sangue. Ma c’è un’altra faccia della luna che non si vede, fatta di creatività e di inventiva da parte di queste persone, che hanno davvero un altro approccio alla vita, e dalle quali io ho imparato molto. Per questo uno degli eventi più importanti è, secondo me, la festa in piazza, per tornare in mezzo agli altri”. Il dottor Sabatelli non ha trascurato di sottolineare che “cause sociali, la crescita dell’incertezza personale, possono far aumentare i casi di disagio, specialmente di depressione. Da alcuni anni a questa parte lo stiamo rilevando”.
Franco Morbidelli ha sottolineato che “questa è una grande opportunità per parlare dei diritti delle persone malate, e del loro reintegro nella società. Per fortuna, col progresso della farmaceutica, oggi si può parlare anche di guarigione dalla malattia psichica, e credo che dovremo porre un occhio in maniera particolare anche ai ragazzi che oggi abusano di sostanze psicotrope (droghe e alcool) e che rischiano di essere i malati psichici di domani”.